La giuria preposta ha conferito il Premio Sant’Anselmo 2022 alla tesi dottorale di Robert B. Bandur.

La Comunità accademica si congratula con il Dr. Bandur (SL.D), il cui studio sarà pubblicato, come prevede il Premio, nella collana Studia Anselmiana.

Il lavoro di ricerca, svolto sotto la guida del prof. Cassian Folsom OSB, ha per titolo: “Il rito di benedizione delle campane nella tradizione romana dall’VIII fino al XIII secolo – studio storico-liturgico-teologico”.

Robert Bernard Bandur nasce in Polonia nel 1987. Appartiene alla Diocesi di Varsavia dove nel 2012 viene ordinato sacerdote. Nel 2018 ha conseguito la Licenza in Liturgia presso il Pontificio Istituto Liturgico discutendo la tesi “Il rito di benedizione delle campane. Lo studio storico-liturgico-teologico”.


Presentazione del lavoro, a cura del prof. Cassian Folsom OSB

Anche se il lavoro di Robert Bandur consiste prettamente in uno studio storico, l’autore dimostra la grande attualità del rito di benedizione delle campane nel contesto odierno della missione evangelizzatrice della Chiesa.

Il lavoro è suddiviso in tre parti. La prima, sull’origine delle campane e sul loro uso dall’antichità fino al XIII secolo, è un riassunto esauriente che contiene una vasta gamma di materiale; si tratta di un lungo arco di tempo, comprendendo inoltre aree geografiche molto estese, culture cristiane e non. La seconda parte è la più originale: uno studio della struttura e del contenuto dei riti di benedizione delle campane dall’VIII fino al XIII secolo, esaminando tutti i testi liturgici medioevali. La terza parte presenta infine la teologia che emerge dallo studio delle fonti, una teologia che include l’interpretazione simbolica/allegorica, l’aspetto apotropaico, e il ruolo della campana come “predicatore” del Vangelo.

L’autore stesso riassume molto bene i risultati delle sue ricerche affermando che:

Lo studio del rito medievale per la benedizione della campana ci rivela che questo rito conferisce alla campana stessa un carattere sacro. Da quel momento in poi, la campana diventa uno strumento nelle mani sia di Dio che della Chiesa. La campana benedetta, infatti, non è soltanto un oggetto da usuare, un oggetto destinato solo a convocare i fedeli in chiesa e non si limita neanche a segnalare la presenza del sacro: la campana è molto di più, crea lo spatium sacrum santificando con il suo suono sia il luogo che il tempo, e risveglia inoltre nei cuori e nelle menti dei fedeli il desiderio di santità. Il suono della campana consacrata collega la terra con il cielo: è in un certo senso un segno dell’alleanza che Dio ha stretto con l’uomo. Come nell’Antico Testamento l’arcobaleno sulle nubi era un segno visibile dell’alleanza tra Dio e Noè, così il suono della campana rappresenta anche’esso un segno dell’alleanza, dal carattere non visivo ma acustico, che ogni volta che ascende verso il cielo fendendo le nubi, evoca la benevolenza di Dio.