Venerdì 30 maggio 2025, presso l'Aula I del nostro Ateneo, la Facoltà di Filosofia terrà un convegno su "Tragedia e Filosofia" che si propone di sondare alcuni motivi del travagliato rapporto che lega originariamente Tragedia e Filosofia.

Nel suo saggio Anschwellender Bocksgesang, che alla sua uscita nel 1993 suscitò forti controversie, il drammaturgo tedesco Botho Strauss sviluppa queste considerazioni circa la permanenza, rimossa eppure latente, della dimensione tragica:
[…] È fatale non aver più un senso per la fatalità, essere incapace di comprendere forme del Tragico ed essere in grado di distinguere solo fra diversi movimenti sociali. […] L’ignominia del mondo moderno non è l’abbondanza delle sue tragedie, in questo esso differisce appena da mondi precedenti, ma unicamente l’inaudito moderare, l’inumano sminuire le tragedie nella mediazione. Ma i sensi si lasciano solo stordire, non sopprimere. Prima o poi avverrà una violenta eruzione contro l’inganno dei sensi. […] Della figura della futura tragedia non sappiamo nulla. Udiamo solo il crescente rumore dei misteri, il canto del capro nel profondo del nostro agire. I canti sacrificali, che risuonano all’interno di quel che viene arrecato. La tragedia dava una misura all’esperire della sciagura, come anche all’imparare a sopportarla. Essa escludeva la possibilità di negarla, di politicizzarla o di smaltirla socialmente. Poiché è sciagura, ora come allora; coloro che essa colpisce hanno solo cambiato i modi di percepirla, di accettarla, di chiamarla con nomi sfumati.
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Foto copertina: Maschera teatrale da Megara Hyblaea, V sec. a. C., Museo Archeologico Regionale “Paolo Orsi”, Siracusa
 
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